lunedì 13 agosto 2018

cuore di tenebra - joseph conrad



Cuore di tenebra è un libro che conosciamo tutti, anche se non lo abbiamo letto. La sua trascrizione in chiave moderna di Apocalypse Now lo ha consegnato per sempre all’immaginario collettivo.

Una trasposizione riuscita in modo sbalorditivo. Leggere un libro prima di aver visto il film e viceversa, soprattutto quando si tratta di capolavori della letteratura, lascia sempre un senso di delusione a favore del libro. Questo non m’è accaduto con Cuore di tenebra. Nel film di Coppola tutti gli archetipi sono stati rispettati. Semmai la narrativa è stata espansa per portarci nel cuore di una tenebra tangibile: la follia umana che persiste fino ai nostri giorni. All'epoca, la guerra in Vietnam.

Le citazioni cinematografiche sono infinite. A cominciare dall’apparentemente leggero ‘Riusciranno i nostri eroi…’ di Ettore Scola, dove Sordi nei panni dell’Editore Di Salvio cita espressamente il libro dicendo: ‘Rileggerlo!’, anche se più che Cuore di Tenebra il personaggio di Titino - Manfredi ricorda un hippy (ma altrettanto magnifico) Lord Jim. Per finire con Auguirre di Herzog, e con Fitzcarraldo, sempre di Herzog, dove una intera scena, grandiosa quanto surreale, è stata letteralmente ‘rubata’ dal testo di Conrad. È la scena dove un piroscafo viene trasportato a spalla da innumerevoli schiavi, tutti reclutati sul posto, per permettergli di superare un’ansa pericolosa del fiume. La colonna sonora dei Popol Vuh, che all’età di Conrad erano solo patrimonio genetico in cerca d’espressione, fa il resto. Senza parlare del ‘Silenzio degli innocenti’, dove Hannibal Lecter sembra l’ennesima riconfigurazione di Kurtz.



Non basterebbero mille pagine per raccontare quanto questo ‘racconto lungo’ o romanzo breve, di Joseph Conrad abbia influito sul cinema, sulla letteratura, l’arte e la psicanalisi moderna. Jorge Luis Borges, Gabriel Garcia Marquez, Ernest Hemingway, Luis Sepùlveda, e V.S. Naipaul, solo per citare alcuni Nobel o quasi, sono stati influenzati in più di un’opera (vedi Alla curva del fiume e Il vecchio che leggeva romanzi d’amore) non solo da Conrad autore, ma da questo racconto.

Un racconto seminale per la letteratura moderna 
Cuore di tenebra è una storia vera. Non poteva essere altrimenti: solo le storie vere riescono a bucare in quel modo. Una storia sicuramente romanzata nel personaggio di Kurtz, ma in una edizione-traduzione di Ugo Mursia (della quale non trovo le coordinate su internet) è riportato il diario di bordo del Capitano Joseph Conrad mentre risale il fiume Congo per raggiungere la più remota delle stazioni commerciali. Un viaggio compiuto nel 1890. Le teste mozzate, il suono dei tamburi nella boscaglia, l’inferno di decine di frecce e giavellotti che colpiscono la barca e uccidono il ‘secondo’ appartengono a un inferno realmente vissuto. Come la schiavitù, il disprezzo della vita degli indigeni da parte delle autorità coloniali belghe. Congo di David Van Reybrouck, saggista belga, ci spalanca gli occhi sulla faccenda, un problema che crediamo relegato a un mondo lontano e sottosviluppato. E invece è il nostro prossimo futuro. Un libro profetico, come lo è ancora oggi 'La follia di Almayer' sulla questione musulmana e postcoloniale.

I riti innominabili
Le pratiche di Kurtz, mai espressamente descritte nel libro, suggeriscono il cannibalismo. Una pratica che oggi si affaccia con inaspettata frequenza tra i serial killer proprio nel mondo occidentale. L’uomo predatore di uomini. L’uomo che si nutre di, o schiavizza, altri esseri umani. In Cuore di tenebra come nei serial killer leggiamo l’apoteosi catartica del mondo moderno, del mondo coloniale che fu e che non ha mai cessato di essere. Se prima intere regioni erano colonie di stati e di imperi, oggi l’intera umanità è colonia di affaristi multinazionali senza scrupoli, vittima del mito della competizione sfrenata. La dialettica di Kurtz, nichilista e adamantina, regna su un mondo senza speranza, perché l’uomo stesso è senza speranza. Come i lucidissimi serial killer odierni Kurtz ci ricorda cosa siamo lungo una lenta discesa agli inferi, dove le ultime parole sono: ‘L’orrore, l’orrore’.

Quella voce
In parecchi racconti di Conrad i personaggi chiave, portatori di un destino fatale, hanno una bella voce suadente. Anche Kurtz ce l’ha. Essi incantano, convincono, ottengono consensi centellinando controverse rivelazioni. Marlow, l’alter ego narrante di Conrad, risale quel fiume per ‘sentire Kurtz parlare’, per ascoltare la sua voce e le sue parole. Vuole ascoltare la voce ‘debosciata’ dell’uomo moderno che s’è fatto foresta primordiale. Risalendo il fiume fin quasi alla sorgente Marlow vuole abbeverarsi alla fonte di quel 'male' atavico che ancora alberga nella nostra amigdala, per vedere se in quello specchio leggerà la sua faccia. Lo fa da testimone, con una curiosità quasi giornalistica verso Kurtz quanto verso se stesso. Senza nessuna pietà, né per sé né per ciò che vede. Non è la pietà il topic di Cuore di tenebra, ma lo sgomento. Questa visione ‘quasi’ panica di quel mondo coloniale gli ha guadagnato a posteriori l’immeritata etichetta di razzismo.

Il racconto nel racconto conradiano
Conrad era un uomo d’altri tempi, un uomo riservato, duro e, pare, molto timido. Amava l’under statement, la vita frugale da uomo di mare. I suoi racconti in prima persona si servono sempre di un personaggio narrante. Scrivere direttamente in prima persona senza un filtro alla sua dignità e alla sua privacy per lui sarebbe stata una spudoratezza inaccettabile. Piuttosto una storia nella storia, anche se su quel piroscafo in cima al Congo non c’era Marlow, c’era proprio lui, il capitano di lungo corso Józef Teodor Konrad Korzeniowski. Eppure dal suo diario di bordo sappiamo che il racconto è opera di fantasia solo per una minima percentuale. Fu in quel suo primo malaugurato viaggio fluviale che Joseph Conrad prese la malaria. Da lì in poi la sua salute fu minata per sempre e iniziò a soffrire di problemi cardiaci. Questa condizione gli impose uno stop definitivo con la vita in mare. Ma donò all’umanità intera una serie di capolavori tra i più grandi di tutti i tempi. E una visione del mondo coloniale che cinquant’anni dopo ne determinò il collasso.

Dopo Cuore di tenebra
Esiste un romanzo che ha addirittura superato Cuore di tenebra. È ‘Alla curva del fiume’, di V.S. Naipaul. Il fiume è lo stesso, il Congo. Il protagonista non è un capitano riluttante, ma un commerciante indiano musulmano in cerca di un posto dove mettere nuove radici dopo la fuga da Zanzibar. Salim, a differenza del duro osservatore Marlow, ha pietà di se stesso. Se in Marlow apprezziamo la stoica curiosità, in Salim ci riconosciamo nella tenerezza, nei suoi cedimenti carnali e intellettuali. Salim è un Marlow che non si interroga più sull'ostinazione degli imperi. Salim ha perso definitivamente le sue radici e crede che in Congo, il paese più ricco di risorse dell’Africa, possa realizzarsi il suo sogno di stabilità. Ma il post-colonialismo delle società minerarie ridurrà il Congo, e le sue speranze, a un’icona dell’inferno, icona ormai radicata nell’immaginario collettivo, quanto la guerra in Vietnam è per tutti noi Apocalypse Now.


Leggi anche:
congo-david-van-reybrouck
alla-curva-del-fiume-v-s-naipaul.html

Se ti piace ciò che leggo e ciò che ne penso c'è la possibilità che ti piaccia ciò che scrivo
Qui trovi i miei lavori




Nessun commento:

Posta un commento