
Viaggiatori lo eravamo entrambi ma lui era il maestro di tutti.
Un giorno Raul mi regala un libro: Notturno Indiano.
"Sono stato in India e a Goa" mi dice. L'India è il luogo dal quale temo di non tornare. La sento come meta di un viaggio definitivo, quello verso una trasformazione drastica, simile alla morte. Intasco il dono e subito dopo io mi perdo ai Caraibi.
Lui sparisce in Oriente. Era il 1990.
Cito l'introduzione.
Non so bene se a ciò ha contribuito l’illusione che un repertorio topografico, con la forza che il reale possiede, potesse dare luce a questo Notturno in cui si cerca un’ Ombra; oppure l’irragionevole congettura che un qualche amante di percorsi incongrui potesse un giorno utilizzarlo come guida.
A poco a poco Notturno Indiano finisce per affiancare due punti di riferimento per i miei viaggi, come Raul e il 'dr. Livingstone' che un giorno ritroverò lungo i miei percorsi incongrui, ma che ancora non toccano l'India. Come per un timore reverenziale o, come ho già esposto, solo perché un parte di me, quella degli attaccamenti, l'ha lasciata per ultima.
Sarà difficile che un altro libro sostituisca questo capolavoro nel ruolo che s'è ricavato nell'elaborazione profonda, quasi inaccessibile dei miei sentieri incongrui.
Bruce Chatwin, per esempio, non c'è riuscito.
Se ti piace cosa leggo o cosa ne penso, c’è già una piccola probabilità che ti piaccia cosa scrivo.
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