Possono i lupi
cambiare il corso dei fiumi? E le balene tenere sotto controllo la CO₂? Può la reintroduzione dei grandi
predatori far aumentare esponenzialmente la flora e la fauna, la biodiversità?
Un
Serengeti davanti alla porta di casa è il sogno del rewilding, la
rinaturalizzazione.
Rewilding vs. conservazione = ecosistema
funzionante vs. ecosistema organizzato.
“Noi non miglioriamo un ecosistema gestendolo, ci limitiamo semplicemente a cambiarlo.”
Un viaggio del cuore, in
kayak nel canale d’Irlanda, a piedi, dall’Amazzonia all'Africa orientale, nelle
foreste della Slovenia e nelle brughiere della Scozia e del Galles. Ma anche attraverso le nostre abitudini e il nostro concetto di conservazione che è spesso 'culturale', ossia volto a favore delle attività umane, come la pesca e l'agricoltura, più che della biodiversità.
Il rewilding è la
capacità della natura di rigenerarsi se lasciata in pace, la capacità di
riappropriarsi dei territori ‘gestiti’ dagli umani, restituendo una ricchezza inimmaginabile,
anche sotto l'aspetto economico.
Un viaggio attraverso
le cascate trofiche, dove i grandi animali e i predatori d’apice impongono dall'alto cambiamenti nell’ecosistema controllato, arricchendolo.
“I predatori d’apice non si limitano a sopprimere le popolazioni che senza di loro diventerebbero infestanti, ma ne alterano il comportamento.”
La
rinaturalizzazione entra in collisione con una logica radicata dove troppo è dato per scontato, come i sussidi all’agricoltura, ormai insostenibile,
che produce meno di un quarto del reddito prodotto dalla fauna selvatica, nonostante
occupi un’area immensamente maggiore rispetto a quest'ultima. Se la
reintroduzione dei lupi ha cambiato il corso dei fiumi a Yellowstone park, la
distruzione della tridimensionalità dei fondali da parte delle reti a strascico
ha modificato le carte nautiche. Eppure, scrive Monbiot, è proprio dal mare che
possiamo aspettarci i risultati migliori. Quando il mare viene lasciato in pace
si rigenera ancor più velocemente del territorio. Purtroppo, lo sa bene
Monbiot, il rewilding è imprevedibile e difficilmente troverà consenso nella logica moderna:
“A differenza del conservazionismo, non ha un obiettivo fisso: non è guidato dai gestori umani ma dai processi naturali. Non vi è alcun punto d'arrivo prevedibile.”
Scientificamente
ben documentato (laureato in zoologia, Monbiot è un famoso columnist per The Guardian ed è stato
corrispondente per la BBC) Rewilding è all’altezza di
altri capolavori, come ‘Collasso’, di
Jared Diamond, ma con un piglio meno spocchioso, più personale, e decisamente
più onesto sul riscaldamento globale. Quello di Monbiot è un viaggio fisico, denso
di emozioni, oltre che scientifico. Rewilding è un libro d’avventura, la più
grande avventura dell’umanità sul ‘che fare?’ con la natura:
“Voglio vedere il lupi perché sono i mostri necessari alla nostra mente, abitanti di un mondo più emozionante del nostro”Una piccola nota sulla traduzione: non è all'altezza del linguaggio di Monbiot, alcuni termini sono errati. Si poteva fare molto, molto meglio su un libro di questa portata.
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