martedì 4 febbraio 2014

il vecchio che leggeva romanzi d'amore - luis sepùlveda


"Pensi, dottore. E' qui da tanti anni e non ha ancora imparato nulla. Pensi. Quel gringo figlio di puttana ha ucciso i cuccioli e sicuramente ha ferito il maschio. Guardi il cielo, si prepara a piovere. Si faccia il quadro della situazione. La femmina doveva essere uscita a caccia per riempirsi la pancia e allattarli nelle prime settimane di pioggia. I cuccioli non erano ancora svezzati e il maschio è rimasto accanto a loro. Usa così tra le bestie e così deve averli sorpresi il gringo. Ora la femmina va in giro impazzita di dolore. Va a caccia dell'uomo. Dev'essere stato facile per lei seguire le tracce del gringo. Quel disgraziato portava sulle spalle l'odore di latte, e la femmina l'ha subito fiutato. Ha già ucciso un uomo. Ha già assaggiato e conosciuto il sapore del sangue umano, e per il piccolo cervello della bestia tutti noi uomini siamo gli assassini della sua figliata, per lei abbiamo tutti lo stesso odore."
A un vecchio cacciatore viene chiesto di mettersi sulle tracce di un grosso felino nella foresta amazzonica. Inizia un viaggio estremo, nel cuore di una foresta pulsante di vita e di morte, madre di strane visioni. Scritto da uno dei giganti del nostro tempo: Luis Sepùlveda, esule cileno, torturato in patria, combattente in Nicaragua, attivista di Green Peace. Uno che ha conosciuto il cuore di tenebra dell'Amazzonia minacciata, vivendo sei mesi con gli indio per conto di una missione UNESCO. Dalla sua esperienza e grande sensibilità esce il suo primo romanzo. Un racconto duro e sognante, che si muove agile tra la pura tecnica di sopravvivenza nella giungla e il realismo magico. Lo fa in centotrentadue pagine memorabili, che tolgono il fiato.
Il vecchio che leggeva romanzi d'amore è un monumento alla foresta amazzonica. E' un'amara denuncia all'insensata lotta tra l'uomo e l'ambiente selvatico ferito.
Magnifico. Struggente.
Capolavoro.

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