1895: ‘La Follia
di Almayer’, primo romanzo di Conrad, assume una valenza profetica
non solo sul colonialismo ma anche sul post-colonialismo che è roba dei nostri
giorni. L’abbandono cinico, quasi rabbioso delle colonie al loro destino e alle fameliche interferenze
delle multinazionali e di un Islam rampante che riempie tutti i vuoti morali e di potere è cronaca di adesso. In Almayer’s Folly le tribù in questione son
quasi tutte di stirpe Dayak. Ve li ricordate i famosi tagliatori di teste? Bene, il linguaggio è ovviamente quello dell'epoca e Conrad è - in ogni caso - il primo autore occidentale a esprimere una critica feroce del
colonialismo. La follia di Almayer è il suo libro d’esordio.
'Stilisticamente debole' borbottano alcuni critici.
'Stilisticamente debole' borbottano alcuni critici.
Almayer, un colono
olandese, sposa una donna malese che disprezza. Ama la sua dote. Lei è l’unica sopravvissuta
ad uno scontro tra mercanti e pirati. Un avventuriero inglese l’adotta come
figlia e Almayer la prende in moglie pur trovando segretamente vergognoso l’avere
accanto una selvaggia di ‘infimo rango’. Almayer mira alla ricchezza del benefattore di lei. Lei sopporterà la presenza di Almayer con il
fatalismo spietato di una stirpe abituata a schiavizzare e a uccidere, o viceversa. Non c'è compromesso, lei si sente schiava di un alieno. Quattro anni di convento dalle suore non l'hanno fatta diventare una occidentale. Neanche un po'.
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“Vengono da noi con la bocca piena di richieste
e le pistole appese alla cintola.”
Almayer, il padre
di Nina, è uno di loro. E’ lì per l’oro. E basta. A monte, nella giungla impenetrata,
c’è un filone d’oro, questo è il vero scopo della sua missione commerciale. Per
quell’oro lui sopporta tutto: una moglie che non ama e che lo disprezza, la
vicinanza di capi subdoli. Ma senza alleanze, uccisioni e intrighi non riuscirà a sfruttare quel filone
nel cuore selvaggio dell’isola. Lui vuole quell’oro per tonare in Europa ricco
e potente, vede un futuro radioso per se e per Nina. Non sopporta però l’offerta di un influente
mercante arabo che offre di comprare Nina. Vuole farne la prima delle sue
quattro mogli, la favorita del sultano. Almayer lo manda via offendendolo, garantendosi così un nemico a vita.
bali, claudio di manao |
Spunta un giovane
principe, figlio di bramini, viene da Bali. E’ un hindu e non si fida degli
arabi. Stringe alleanze con i capi locali ed è disposto a finanziare la
spedizione di Almayer per cercare l’oro, ma in cambio vuole polvere da sparo.
Almayer, infrangendo la legge olandese, glie la concede.
Tra Nina e il
principe scocca il classico colpo di fulmine. Nasce una storia clandestina, da
manuale della letteratura di genere e degna di un Flaubert – con il quale
curiosamente Conrad condivide il segno zodiacale – ma sorprendente in un autore
di mare così rigoroso, maschile. In questo frangente la narrazione è vista da
Nina: ne esce una figura femminile per l’epoca insolita, una figura femminile gigantesca.
Il brigantino del
principe, carico d’esplosivo, viene
intercettato dagli olandesi. L’equipaggio fugge, e l'imbarcazione viene fatta esplodere
uccidendo due marinai olandesi. Nina, istruita brevemente dalla madre a non cedere mai, a
non avere mai pietà di se stessa né di nessuno, ad obbedire solo alle leggi
tribali, raggiunge il principe ormai braccato dagli olandesi. La
madre, che ha incassato dal principe la dote di Nina, fugge e cerca protezione
dal Raja locale, uno che vorrebbe vedere Almayer morto. Almayer si mette sulle tracce di Nina, la trova e arriva a
minacciare lei e il principe con una pistola. Il padre-padrone vuole Nina indietro
come fosse una cosa di sua proprietà. Quel miscuglio di razze, di idee,
culture, razionalità e passione che è Nina è in effetti l’unica cosa bella che Almayer abbia mai prodotto nella sua vita di colonialista, d’avventuriero fallito.
Non capisce che Nina non l’avrebbe mai seguito in occidente e che non si sarebbe
mai arresa a diventare una donna occidentale e che la storia degli insulti e del disprezzo le brucerà
per sempre. E lui cosa fa? Insulta il principe davanti a lei. Dice Almayer: non
potrai mai abituarti a vivere con un ‘selvaggio’, un uomo mezzo animale e senza
leggi che certamente ti ridurrà in schiavitù! Un ricercato che farà saltare in aria altri bianchi...
Almayer non capisce che la giungla, natura mai addomesticata, si riprende sempre tutto.
apocalypse now, film ispirato a un romanzo di conrad |
Ma capisce anche che
se uccidesse il principe ribelle, la sua esistenza con Nina accanto sarebbe comunque devastata.
Così lui li aiuta a fuggire gli olandesi, suoi connazionali, ma promette a Nina
e a se stesso di dimenticarsi di lei. Dice di poterci riuscire, in realtà non
può.
Dà fuoco a una parte della sua casa, quella che conteneva le carte dei
suoi sogni e si ritira a vivere con la scimmietta che lui salva dal rogo. Poi
si dà all’oppio, diventando schiavo di un cinese, incontrando così la pace che
non ha mai avuto. Lo trovano morto, ma con una espressione felice in viso,
felice di aver abbandonato la sua esistenza miserabile, inconcludente, fitta di
sogni illegittimi, ma nei quali tutto l’occidente crede ancora con
fermezza. E coloro che trovano il suo cadavere sono quelli che recitano in
coro:
“Sia benedetto Allah
il misericordioso! Il compassionevole!”
- come in un'orazione funebre. Sono queste le ultime parole nel romanzo.
https://claudiodimanao-libri.blogspot.com/p/libri-scritti-da-me.html
- come in un'orazione funebre. Sono queste le ultime parole nel romanzo.
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mille grazie. Interessantissimo. Non conoscevo questo romanzo di J. Conrad
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