Ciao!
Non ero sparito,
mi sono concesso una breve vacanza e al mio ritorno ho trovato i soldi di
kickstarter sul conto, Grazie a tutti coloro che hanno contribuito!
Tutto procede
come da tabella: 15 giorni sono il minimo per rileggere il proprio manoscritto da
lettore e non da autore, capire come migliorarlo per presentarlo al pubblico, ed eccomi di nuovo sul
pezzo. Spero vi faccia piacere che non solo non sono scappato coi soldi, ma sto lavorando alle bozze. Magari vi incuriosisce sapere come sto procedendo, quali sono i miei arnesi.
“The first draft of anything is shit”
Ernest Hemingway
Ho stampato (per
la seconda volta) in cartaceo l’intero manoscritto. Questo non solo mi aiuta a
distaccarmi e a identificarmi in un lettore, ma è rilassante!
Il computer ormai lo associo al lavoro e alla pressione, mentre la carta (ahimé) ora conserva un valore di tempo libero.
Il computer ormai lo associo al lavoro e alla pressione, mentre la carta (ahimé) ora conserva un valore di tempo libero.
Per fare un
favore alle foreste ho riciclato la versione che avevo stampato
precedentemente, e per fare un favore a me (favorire il distacco e uccidere la possibilità di equivoci) ho scelto ancora un
altro font.
Quando scrivo su
computer uso il Times New Roman. Lo trovo molto leggibile e rilassante.
Per
distaccarmi preferisco usare non solo un altro supporto, ma anche un
altro font. La prima stesura cartacea l’ho stampata in Arial, font senza grazie
e completamente diverso dal Times New Roman.
Ora siamo alla seconda stesura: tre tomi,
stampati in ‘Courier New’, font oggi un po’ ostico per lunghe letture, ma
ecologico. Il Courier è un font sottilissimo, che e usa poco inchiostro.
In fondo intere generazioni hanno coretto bozze uscite da una Lettera 32.
In fondo intere generazioni hanno coretto bozze uscite da una Lettera 32.
La macchina con la quale ho scitto il mio primo romanzo, mai pubblicato.
L’intero
manoscritto è di 286 pagine in formato A5 – se fosse un libro supererebbe le
300 pagine. Non sopravvivranno tutte.
Occhio e croce il libro sarà di 230
pagine al massimo.
Ho
deciso di suddividere il libro in scene e di interrogarle una per una. Chiedendo a
ogni scena se serve, cosa mi da e cosa invece potrebbe irritare. O se va
spostata.
Questo ‘sotterfugio’
che nella sceneggiatura è prassi consolidata, serve anche ad evitare di correggere
errori ortografici o di battitura e di affinare frasi presenti in scene che invece
meritano il cestino o la totale riscrittura.
Una volta risistemate
le scene procederò alla correzione dei dettagli. Ma non sarà finita lì!
Qualcun
altro, che non posso essere io, ci metterà le mani. E me lo rimanderà con le note. Certamente non posso inviare a terzi un manoscritto del quale io stesso non sono sicuro.
Nota - per quanto possa essere utile una mia statistica -
Ho notato che le scene scritte a mano su taccuini (e successivamente riversate su Microsoft Word) sono quelle che reggono meglio la mia impietosa mannaia.
a prestissimo!
Claudio
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