lunedì 1 settembre 2014

l'occhio nella piramide - robert shea, robert a. wilson

Mary Poppins una volta mi ha detto che questo è un cult nella letteratura indipendente, capostipite nel genere cyber-punk. 
Leggo. 
Questi due, Shea e Wilson, non hanno stelline su trip-advisor nè hanno vinto il grande fratello a forza di mi 'mi piace' su facebook, e non sono neanche usciti da x-factor.
Quindi: leggo. Tra le prime pagine, chicche come questa

“I miei non votano”, dico. 
“Be’, questo volantino spiegherà loro perché dovrebbero” mi dice con quell’autentico sorriso da Doris Day, tutto sole e cafoni del Kansas. 
“I miei dicono che non c’è nessuna differenza se alla Casa bianca c’è Eisenhower o Stevenson, dicono che gli ordini vengono sempre da Wall Street”


La saggezza dei nativi (ringraziamo le piante medicinali) 
“Il viso pallido continuava a cambiare colore, come succede quando sei fatto di peyote. Ora sembrava quasi un indiano. Perché la gente non dovrebbe cambiare di colore? Tutti i problemi del mondo derivavano dal fatto che normalmente la gente rimaneva dello stesso colore. Se i bianchi e i neri e gli indiani avessero cambiato colore continuamente, non ci sarebbe stato alcun odio nel mondo, perché nessuno avrebbe saputo chi odiare.”

Quella occidentale (ringraziamo le piantine sul terrazzino)
“Dobbiamo imparare a rinunciare ai nostri sacrifici. Ci hanno insegnato a rinunciare a tutto tranne che ai nostri sacrifici!”
La contestazione psichedelica
“Quando arriverà il gas lacrimogeno, ci smuoveranno” Joe riconobbe la voce di chi aveva parlato, era William Burroughs, con la sua consueta faccia da poker…
Allen Ginsberg, seduto sin un capannello di yippy sulla destra iniziò a recitare: “Hare Krishna Hare Krishna Krishna Krishna Hare Hare…”
Ginsberg credeva, credeva in tutto: nella democrazia, nel socialismo, nel comunismo, nell’anarchia, nella varietà idealistica del fascismo economico di Ezra Pound, nell’utopia ideologica di Buckminster Fuller, nel ritorno al pastoralismo pre-industriale di D.H Lawrence e nell’induismo, nel buddismo, nell’ebraismo, nel cristianesimo, nel voodoo, nell’astrologia magica; ma soprattutto nella naturale bontà dell’uomo.
 
“KILL! KILL! KILL! KILL!” arrivò lo slogan della polizia.
Sì, l’hanno scritto nel 1976 due redattori di PLAYBOY
Ma non è cambiato molto da allora. Semmai siamo andati indietro.
Sì, è un B-Book.

Tecnica narrativa: outstanding.
salta da una situazione all'altra da un personaggio all'altro quasi senza preavviso, solo l'accortezza di un rientro prima del nuovo paragrafo e si va da una cella nel Texas ad un rituale sessuale-satanico ad alta improbabilità nel sottosuolo di chissà dove. Eppure non te ne accorgi; malgrado la traduzione non te ne accorgi, tutto fila, tutto scorre geniale, dissacrante, esilarante.

Chi NON deve leggerlo
Politically correct
Integralisti (ogni ideologia religiosa o politca è un credo, una fede)
Membri del Nuovo Ordine Mondiale (Illuminati)
Quelli che hanno applaudito al bando dello spot di Rocco & le Patatine
Quelli che pensano che la cultura sia retaggio esclusivo di nonna Europa
Gli anti-qualsiasi cosa
Quelli che hanno sposato una causa
coordinate:
Shake Edizioni Underground

Mary Poppins (mi) ha detto su questo libro:

"Sapevo che ti sarebbe piaciuto, ma avere a che fare con te è come avere a che fare con i gatti! Le cose belle, per fartele apprezzare, le devo nascondere!"








Se ti piace cosa leggo o cosa ne penso, c’è già una piccola probabilità che ti piaccia cosa scrivo.

Qui trovi i miei lavori

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